Se chiudono i Tribunali per i minorenni (Pagina99)

Troppo belli, talmente belli, che tanto vale cancellarli. Potrebbe essere questo il destino dei 29 tribunali per i minorenni italiani che, dopo quasi 100 anni di storia, il governo ha deciso di chiudere e accorpare ai tribunali ordinari. Più che un’ipotesi. Infatti, il disegno di legge “Delega al Governo recante disposizioni per l’efficienza del processo civile” è stato già approvato alla Camera ed è in attesa di calendarizzazione in Commissione Giustizia al Senato.

Una scelta di razionalità, secondo la maggioranza: creare delle sezioni dei tribunali specializzate “per la persona, la famiglia e i minori” servirebbe a migliorare l’organizzazione e tagliare gli sprechi. Una scelta scellerata, invece, per tanti (giuristi, docenti universitari e operatori del terzo settore) secondo cui in nome dell’abbattimento dei costi e del ripianamento delle carenze di risorse degli uffici per gli adulti si rischia di smantellare un’eccellenza che ha fatto scuola nel mondo nelle politiche per l’infanzia e che l’Ue, per esempio, considera un modello per il Giusto processo minorile europeo.

Per questa ragione il mondo della giustizia è sul piede di guerra e sono ormai quasi trentamila le firme (tra cui quelle di Valerio Onida e Luigi Ferrajoli, Gherardo Colombo e Luigi Ciotti) all’appello “Salviamo i Tribunali per i minorenni” lanciato dell’Aimmf, l’Associazione italiana dei magistrati per i minorenni e per la famiglia. “In questo momento storico, i bambini e gli adolescenti sono i primi a pagare le conseguenze drammatiche che derivano dalla crisi economica, dall’immigrazione e dai tagli alla spesa pubblica negli enti locali” e, proprio in questo momento, “la tutela dell’infanzia e dell’adolescenza è strategica per il futuro del Paese”. L’invito è quindi a non riformare “frettolosamente un settore così complesso e importante”.

La discussione è aperta, l’esito non del tutto scontato considerando le intemperie parlamentari. La segretaria della Commissione Giustizia del Senato, Rosaria Capacchione (Pd) difende la riforma: “Non c’è nessuno scandalo nel voler ampliare le competenze alla famiglia. Salvaguarderemo le professionalità dei magistrati, ma lo faremo, e si può fare, dentro un ambito allargato”. Secondo il magistrato Francesco Cascini, già capo del Dipartimento della Giustizia minorile, la riforma è giusta nella parte in cui prevede “una più razionale distribuzione delle risorse”, ma è “sbagliata nella misura in cui non assicura l’esclusività e la specializzazione dei magistrati”. Il presidente del Tribunale dei Minori di Reggio Calabria, Roberto Di Bella, boccia in toto il provvedimento e sottolinea un problema in più: “Senza autonomia dei tribunali dei minori, si perderebbe certamente il loro ruolo fondamentale di punto di riferimento territoriale, la loro capacità di colmare dei vuoti, il loro compito di coordinamento tra le istituzioni, il terzo settore e il territorio”. E aggiunge: “Ci sono attività che non fanno statistica per i ministeri ma sono fondamentali per il nostro lavoro che deve intervenire nelle contraddizioni. Il luogo e il tempo, per esempio, sono elementi decisivi. Non sono sicuro che con l’accorpamento dei tribunali dei minori a quelli ordinari potrebbero esserci le stesse opportunità e la stessa efficacia” che, per esempio, hanno consentito di raggiungere dei buoni risultati con i figli dei boss della ‘ndrangheta. E il governo lo è?

*Pubblicato su Pagina99

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