Ricominciare da Paestum

A 36 anni dalla storica assemblea femminista di Paestum le donne tornano in Campania (dal 5 al 7 ottobre) per discutere di crisi e genere. Ci sarà anche un gruppo di 30enni romane: questo è uno stralcio del loro documento. Desideriamo confrontarci a Paestum, ma lo facciamo con le nostre parole e le nostre urgenze. Partiamo da noi, trentenni di questi anni, dalla precarietà lavorativa ed esistenziale, dalle nostre condizioni materiali di esistenza. Dalla nostra soggettività politica investita dalla crisi, dalla sua carica ideologica, dai suoi effetti patologici che performano la materialità delle nostre vite, le nostre percezioni, i sentimenti, il modo di guardare al futuro. Alla negatività della crisi ci sottraiamo mettendo al centro il “desiderio di politica” e la pratica politica delle donne come politica diffusa nei tempi e negli spazi del quotidiano. Partire dalle donne, dalla loro vita, dalle loro esperienze ed elaborazioni, può costituire un terreno comune per ripensare all’alternativa. Tuttavia siamo consapevoli che la sua costruzione passa anche attraverso un conflitto tra femministe di diverse generazioni. Un conflitto che vogliamo nominare e aprire perché di frequente lo viviamo. Se la rappresentanza è in crisi, ne va colta l’opportunità spostandosi dal piano della politica istituzionale, come luogo dove si prendono decisioni, al piano della politica diffusa e agita dal basso. Partiamo allora dal lavoro prima di tutto. Dalla sua ridefinizione. Il lavoro che per tante delle generazioni trascorse è stato luogo di autorealizzazione, ricerca e autodefinizione, per noi ha significato mancanza, sfruttamento, annullamento della distinzione fra tempi di vita e di lavoro.Liberare il lavoro di tutte e tutti deve assumere oggi uno spostamento che toglie il lavoro dal centro – in un atto che non è di perdita ma di potenziamento. È una liberazione che passa dal superamento del modello di stato sociale disegnato addosso al maschio, bianco, operaio, lavoratore a tempo pieno, cittadino di diritto dello stato sociale che le donne non hanno mai pienamente abitato e che ora è entrato in crisi. Il reddito di esistenza è una delle nostre battaglie. Siamo consapevoli che la libertà non si esaurisce nell’acquisizione dei diritti, cosi come non ci sfuggono le molteplici forme in cui agisce e si rinnova il patriarcato. L’aumento dei casi di femicidio stride solo apparentemente con la libertà conquistata dalle donne. Vogliamo dunque ripensare le relazioni tra donne e tra donne e uomini, in un’ottica nuova, alla luce di tutti i mutamenti che complicano il desiderio maschile e femminile.

 

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